Una cosa che ti ha colpito
Ho trovato interessante il conflitto tra religione e ragione. Si tratta infatti di un argomento che ricorre spesso all’interno di varie circostanze del mondo, e ancora una volta, possiamo trovarlo, anche se in modo implicito, anche in questo libro. Per fare alcuni esempi, il primo pezzo in cui mi sono imbattuta in questo disaccordo è durante la predica di padre Paneloux, quando esso afferma “e nessuna potenza terrena , nè tantomeno, sappiate, la vana scienza umana, potrà farvi evitare la mano che tenderà verso di voi.”, e in seguito, ancor più evidentemente, durante lo scontro verbale tra il protagonista della storia e il padre quando quest’ultimo consiglia al dottore di amare ciò che non possiamo capire, ovvero il perchè questo mondo creato da dio si porti via anche le creature più innocenti, anche se, come risposta non riceve altro che un “io ho un’altra idea dell’amore. E rifiuterò fino alla morte di amare questa creazione dove i bambini sono torturati”. Questo conflitto mi ha portato a chiedermi chi, dei due, abbia ragione: Rieux, che è il rappresentate della ragione, o Paneloux, rappresentate della religione?
La risposta, per me, è la seguente: sebbene in situazioni oscure come quella della peste, o del coronavirus, sia bene cercare di guardare anche il lato positivo delle cose, quindi porre una qualche speranza nella divinità, non bisogna assolutamente mettere la propria salvezza nelle mani di qualcun altro se non quelli della scienza e della ragione poiché sono essi che non solo spiegano la causa dei vari fenomeni che ci circondano, ma ci dicono anche come sopravvivere; Paneloux disse, durante la predica a inizio libro, che le anime buone non hanno nulla da temere; dubito fortemente che la sua fosse un’anima cattiva, o che lo fossero anche i bambini innocenti scomparsi a causa della peste, e tuttavia, sebbene la loro bontà, la peste se li è portati via, confutando le parole rassicuranti del padre, e dunque, confutando la fede.
Una frase del libro da conservare
Il male presente nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e la buona volontà, se non è illuminata,può fare altrettanti danni della malvagità
Se questo libro fosse una canzone
Mentre scrivevo il commento ragione verso religione, mi è venuto subito in mente la canzone “Take Me to Church” di Hozier, in particolare il ritornello, nella quale il cantante intona “Take me to church I’ll workship like a dog at the shrines of your lies I’ll tell you my sins so you can sharpen your knife offer me that deathless death Good God, let me give you my life”. Ormai si sa che durante circostanze come la peste, essere religiosi o meno non fa si che se ne possa uscire completamente intatti.E tuttavia, alcuni uomini si aggrappano alla fede come se fosse l’unica ancora di salvezza, e dunque, come dice il cantante, danno la loro vita a Dio, ricevendo in cambio più anni sulla Terra. La canzone è ironica: Hozier si sta riferendo a tutte le persone che sono contro le relazioni omosessuali in quanto pensano sia un reato divino, e a come sempre secondo questi, la gente omosessuale debba ritrovare la strada nella fede, ma il senso della canzone può essere applicato anche a questa situazione; sia Hozier che io intendiamo ciò: noi, in situazioni sconosciute o di altri generi, tendiamo a consegnare la nostra vita a Dio come se questo fosse la nostra unica salvezza e fonte di verità, adorandolo come un cane di fronte alle bugie che ci dice, sotto traduzione della Bibbia e dagli uomini di chiesa. Paneloux infatti, durante la sua predica, disse che nulla han da temer i buoni, ma che i cattivi inizino a tremare, ma comunque, molte persone buone son morte. In fin dei conti, come si dice verso la fine del libro, le profezie vengono credute perchè son rassicuranti, ma si sa che non sono del tutto vere.
Commento su “La peste” di Kine Cisse