Cronache, Internazionale a Ferrara 2025

Il fascismo: una storia mal digerita che ritorna


Marta Ossi e Matilde Padovani

Liceo Ariosto - Ferrara

La storia nera dell’Italia.

Poche parole forti per descrivere, già dal titolo, l’incontro svoltosi in piazza Castello, sabato 4 ottobre a Internazionale.

A parlarne, con Stefano Bises – sceneggiatore della mini serie TV M – Il figlio del secolo, tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati,- e John Foot, storico britannico, docente di Storia italiana contemporanea all’Università di Bristol – Tiziana Triana, direttrice editoriale di Fandango. Come parlare oggi di fascismo nelle fiction o nei libri senza correre il rischio di spettacolarizzare, ridicolizzare e, quindi, di sminuire e normalizzare?

Secondo Bises, restando fedeli ai fatti, le strade da intraprendere sono due: per la parte romanzata è necessario tanto evitare di demonizzare figure come quella di Mussolini, facendole apparire come mostri del passato, quanto ridicolizzarle, trasformandole in macchiette o fenomeni da baraccone. Per la parte storica, d’altro canto, è necessario cercare di cogliere le varie sfaccettature del personaggio realmente vissuto nella sua complessità ed attualità: statista intelligente, capace di annusare l’aria, di cavalcare e sfruttare il momento; populista (usava dire “Il popolo sono io”); demagogo, abile nella propaganda parlando alla pancia delle masse; umano (seppur di un’umanità mediocre); cinico, spregiudicato, opportunista, voltagabbana e malato di combattimento, di forza, di violenza, come tutti gli uomini deboli. Mussolini è stato tutto questo.

Ce n’è di che riflettere anche oggi.  “Make Italy great again”. Anche in Italia risuonano gli echi del movimento MAGA, capeggiato da Donald Trump, e la tendenza a voler cercare e seguire l’uomo forte nei momenti difficili, subendone il carisma.

La democrazia italiana non è scontata, ma sempre in pericolo, in un Paese che non ha saputo fare i conti con la propria Storia o che, anche se così fosse stato, li ha comunque fatti molto male. Siamo un Paese nel quale la Stampa ha, al contempo, un francobollo dedicato al centenario dell’assassinio di Matteotti e uno al gerarca fascista Italo Foschi, in qualità di fondatore della Associazione Italiana Sportiva della Roma, omettendo il fatto che Foschi sia stato un picchiatore squadrista romano, collaboratore dei nazisti, persecutore degli ebrei durante la Repubblica sociale. Mentre Matteotti moriva per la libertà, Foschi ne festeggiava pubblicamente l’uccisione, finendo per essere coimputato nel processo per l’omicidio del deputato del Polesine.

Fino a quando il nostro Paese mescolerà così le carte, la storia nera mal digerita ritornerà in rigurgiti di violenza, populismo e demagogia per ottenere consenso e potere. Mussolini, continua Bises, non era l’eroico condottiero consegnatoci dalla retorica del Ventennio, ma un uomo violento, che si circondava di “arditi”, ciechi e stolti picchiatori. Secondo Bises, è importante che lo spettatore prima provi “simpatia” per il personaggio e che poi si vergogni di averla provata.

“Un mostro patetico”, così The Guardian recensisce il libro di Foot sul fascismo e sulla figura di Mussolini. L’Italia non solo è stata incubatrice di altre dittature europee, ma soprattutto si ritrova ancora oggi a fare i conti con la ciclicità della sua peggior storia, con i suoi corsi e ricorsi, con quello che Umberto Eco, trent’anni orsono, in una lezione alla Columbia University, ebbe a definire il “fascismo eterno”.

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