Caterina a Reggio Calabria 2024
Cosa sto provando, mentre attraverso i cancelli del carcere di Reggio Calabria? Chi incontrerò? Non so nemmeno come chiamarli: studenti, ragazzi? Saranno sicuramente adulti, giovani e meno giovani, uomini, con le loro vite, famiglie, esperienze, sofferenze. E il libro, come l’avranno letto? Cosa hanno provato? E cosa pensano di chi l’ha scritto, cosa si aspettano dallo Scrittore, dall’Autore? Come se lo immaginano? Ci sarà una distanza da superare, di cultura o di lingua, o anche solo il modo di sentire lo spazio e il tempo, così diverso tra chi viene dal mondo di fuori e chi è chiuso nel mondo di dentro?
Basta entrare in aula, e ogni nodo si scioglie. Sento la curiosità dei loro sguardi, la difficoltà e l’imbarazzo delle prime parole. Ma è come un riconoscersi, un ritrovarsi, perché tra noi c’è già una storia. E allora, da subito, un fuoco di fila di domande, di interventi, di dubbi. Il tempo, che là dentro di solito non passa mai, comincia a volare, e le lancette dell’orologio girano più veloci. Una comunicazione immediata, di empatia reciproca, senza filtro e senza rete. Laggiù, nel mondo di dentro, è uno dei bisogni che senti più forte: il bisogno di comunicare con altri esseri umani, di parlare, di ascoltare.
Le insegnanti, Maria e Ida, erano riuscite a coinvolgere gli studenti in una lettura appassionata, trasmettendo loro il desiderio di immergersi nella storia incredibile di Caterina, la madre di Leonardo da Vinci. Caterina, una ragazza selvaggia, nata libera in un mondo favoloso e poi purtroppo ridotta in schiavitù, trascinata nella Storia, venduta e rivenduta nei porti del Mediterraneo, Costantinopoli e Venezia, non si era mai arresa: ha continuato a lottare, a resistere, e alla fine ha vinto, ha ritrovato la sua libertà, e ha dato alla luce quel bambino meraviglioso che tutti conosciamo col nome di Leonardo. È una storia di libertà, e di liberazione. Caterina, anche quando è una schiava, riesce a comunicare un senso di libertà a tutte le persone che incontra, e che magari si credono libere e non lo sono, schiave delle loro passioni, dei loro egoismi, della loro volontà di potere, dominio, ricchezza. E Caterina dà a ognuno di loro la luce del suo sorriso, e fa aprire gli occhi alla vita degli altri, e insegna che c’è sempre una possibilità di riprendere il cammino, di ricominciare, di rialzarsi dopo una caduta. È un messaggio di speranza.
Un messaggio che non può non parlare al cuore dei nostri studenti. Anche per loro, in lunghi anni di privazione e di sofferenza, la libertà è diventata il bene più grande. Ma che cos’è la libertà? Quante volte ci avranno pensato, nel tempo interminabile del silenzio e della solitudine. Non è semplicemente la possibilità di uscire dai quei cancelli, e tornare nel mondo di fuori. La libertà vera è quella che ti porti dentro, e che nessuno ti può togliere. La libertà di sognare, di sperare, di amare.
Nella lettura, alcuni di loro hanno scoperto per la prima volta la possibilità di guardare fuori, di volare via dalle sbarre di questa prigione, solo con la forza e la magia dell’immaginazione. Tutti hanno compreso l’importanza del dialogo, della conoscenza, della condivisione, come momenti fondamentali di crescita umana. E forse qualcuno ha cominciato ad avvertire, dentro di sé, il desiderio di andare oltre, il desiderio di raccontare, a cominciare dalla propria storia, dalle proprie esperienze, dai propri errori, dalle proprie emozioni. Il desiderio di ‘scrivere’, perché “quello che non scrivi non esiste”.
Carlo Vecce
La voce di alcuni studenti . . .
Abbiamo partecipato insieme alla classe alla lettura di un bel libro, la storia di una ragazza schiavizzata sofferente. Nei mesi precedenti insieme alla professoressa abbiamo iniziato a leggere tutti insieme e io personalmente non ero ancora preso dal libro, però piano piano leggendolo giorno dopo giorno ho capito che era significativo, questo grazie alle professoresse che si sono messe lì con noi a leggere e discutere chi fosse questa Caterina insieme a tutti gli altri personaggi, così ci hanno trasmesso quella voglia di leggerlo pure da soli chiusi in una cella buia. L’esperienza avuta con lo scrittore del libro è stata davvero emozionante forse perché non ho avuto mai il piacere di parlare a quattr’occhi con uno scrittore: posso dire che sono stati due giorni veramente belli ed emozionanti. (Fabrizio C.)
Il romanzo è molto interessante in quanto si parla del passato, del modo in cui si viveva, della schiavitù, dello sfruttamento che è pure un tema che riguarda l’attualità. Il mio parere è semplice e conciso in quanto mi sono molto appassionato nel leggere il romanzo, ma soprattutto ho molto apprezzato avere l’ultimo capitolo inedito dove parla Caterina, mi sembra stia parlando con me , man mano che leggo e le lettere scorrono mi sembra di averla al mio cospetto che mi racconta la sua verità. Il suo sfogo di mamma è molto bello.
(Massimiliano L.)
Interessante ascoltare il professore per noi che viviamo una realtà differente, un po’ dura e di molta sofferenza abbiamo conosciuto una persona che ci ha fatto viaggiare oltre queste mura, siamo stati liberi di viaggiare verso una storia che non conoscevamo e che mi ha fatto piacere ascoltare. (Luca P.)
Per me questa esperienza è stata emozionante perché è stato tutto per caso perché faccio presente che non sapevo che ero iscritto a scuola, l’ho scoperto solo due giorni prima della visita del professore. Nella mia vita ho letto qualche libro ma così per passatempo, invece oggi grazie a questo incontro con il professore lo scrittore io leggo questo libro con amore e non più per passatempo. (Raffaele O.)
Professore è stato bello conoscerla, è una persona illustre ma molto umile tant’è che siete venuto in carcere per incontrarci, mi avete fatto sentire a mio agio anche se il mio livello culturale è molto basso. Le ho rivolto diverse domande, ma c’è una che non trova risposta: nella dedica sul libro mi avete scritto “grazie per quello che mi hai insegnato in questi giorni” io vi dico che è stato il contrario, cosa o quale contributo vi ho potuto dare io? (Raffaele C.)
Il personaggio che mi ha colpito di più, in cui mi sono immedesimato è Donato perché è stato in carcere e ha provato la mia stessa sofferenza. Poi condivido la difesa della donna come lui fa con Caterina. Nel percorso della sua vita le prova tutte per fare fortuna e prova anche a farsi una vita pulita dopo il carcere. (Armando A.)
Lo scrittore Carlo Vecce è stata una persona aperta con noi in questo contesto. (Francesco F.)
La mia esperienza è stata positiva. (Maicol S.)
“IL SORRISO DI CATERINA”
02 – 03 Maggio 2024 a Reggio Calabria ;
13 Maggio 2024 al Salone del libro di Torino
La lettura del libro è stata avviata dalla docente Ida Triglia per consentire di inquadrare storicamente e geograficamente la vicenda ma anche per “entrare” all’interno della struttura narrativa del testo. Gli studenti hanno poi proseguito individualmente la lettura complessiva del libro; per ogni capitolo la docente ha selezionato alcuni passi significativi, riletti in classe, che hanno avuto la funzione di innescare il dialogo e il confronto con gli altri compagni e con se stessi attraverso un processo di rispecchiamento con i personaggi, riconoscimento delle emozioni e cambiamento del proprio punto di vista.
“Il Sorriso di Caterina” ha appassionato fin da subito alcuni di loro mentre altri hanno manifestato interesse nel corso della lettura.
La due giorni a Reggio Calabria con lo Scrittore è stata un’esperienza arricchente per tutti, studenti e docenti, caratterizzata dall’emozione del contatto diretto con l’Autore. Nei giorni precedenti l’incontro, tutti gli studenti fremevano dalla voglia di conoscerlo, ascoltarlo, porgli domande e soprattutto raccontarsi.
La lettura del romanzo ha rappresentato per loro una sorta di “evasione”. “Leggere per trovare la propria libertà” è ciò che gli studenti ristretti nel carcere di Reggio Calabria hanno sperimentato con il Sorriso di Caterina.
Ida Triglia e Maria Malara