Venerdì 10 maggio presso il Salone Internazionale del Libro di Torino si è tenuto il dialogo tra l’inviato di guerra di La Repubblica, Daniele Raineri, e Francesco Costa, uno dei sette curatori dell’evento culturale.
L’obiettivo degli incontri organizzati da Costa, durante questa edizione del Salone, è fornire agli spettatori gli strumenti necessari per navigare con destrezza nella realtà, spesso confusionaria, dell’informazione e questa conversazione non ha fatto eccezione. In primo luogo Raineri ha evidenziato una differenza fra i lettori di giornali italiani e la realtà di cui leggono: la paura. Mentre, infatti, in Italia l’informazione tende sovente a promuovere scenari esagerati e sensazionalisti, all’estero, in particolare nelle zone di conflitto, è diffuso un approccio più razionale e ponderato.
Il giornalista ha inoltre sottolineato la necessità di non leggere i giornali cercando conferme ai propri preconcetti, bensì di osservare la realtà bellica senza considerare chi si ritiene vittima e chi carnefice, in quanto prendere coscienza di un orrore non annulla gli altri.
Gli orrori sono qualcosa a cui Raineri è particolarmente avvezzo, infatti un’altra tematica toccata è stata l’esposizione del reporter in guerra. L’inviato ha affermato come la tensione nel conflitto assomigli a quella sperimentabile giocando a battaglia navale, ossia la consapevolezza che da un momento all’altro è possibile morire per la violenza cieca di uno o più individui. È quindi cruciale per il giornalista limitare la propria esposizione in modo tale da salvaguardare la propria vita e continuare a narrare una realtà complessa, la quale tuttavia è fondamentale conoscere.
L’esposizione del giornalista è utile, però, unicamente in un contesto di lettori attenti, dove il tempo medio di lettura supera la ventina di secondi e l’interesse vince le tendenze proposte dall’algoritmo dei social. Fare questo è il compito dei lettori.