“Dostojevski diceva che la bellezza salverà il mondo, per me invece il dialogo salverà il mondo”. Questa frase riassume in parte uno dei tanti temi che Chiara Francini tratta durante la presentazione del suo nuovo libro, “Forte e chiara”. Con le domande di Andrea Malaguti, vicedirettore de La Stampa, l’autrice racconta l’opera e in fondo anche sé stessa: il romanzo è infatti un’autobiografia che comincia da quando ancora era nella pancia della mamma fino ad arrivare alla Chiara che è adesso. Un libro diviso in due parti, una più intimista e una dove si affrontano più temi molto cari all’attrice quali la felicità, la complessità e la bellezza dell’essere donna, l’amicizia e il rapporto con la sua famiglia. Nel racconto è sempre accompagnata da due figure femminili, la madre e la nonna Orlanda, detta l’Orlanda furiosa. “Non ti preoccupare se non è un male che il prete ne goda”, una frase che la nonna, figura fondamentale per la persona che è adesso, era solita dirle per incoraggiarla a non farsi troppi problemi per un qualcosa privo di conseguenze troppo gravi. La sua personalità è stata anche segnata dalla scelta di frequentare un liceo classico, luogo in cui per colpa dell’insegnante di matematica ha conosciuto l’odio, “un sentimento molto sottovalutato”, ma qui ha anche conosciuto la cooperazione e l’amicizia, “il sentimento d’amore supremo”, che per lei è estremamente importante, probabilmente per il fatto di essere figlia unica. Il tema al quale forse tiene di più però è la felicità, come dice lei stessa “il grande dovere di ogni essere umano è quello di essere felice”. E infatti, come le abbiamo anche chiesto, Chiara si è costruita la sua felicità in tanti modi diversi: imparando ad ascoltarsi maggiormente e attraverso le piccole cose come i suoi gatti, le luci degli alberi di Natale che non toglie da quindici anni o anche semplicemente il mangiare, un’occasione per passare del tempo con le persone che si amano, ovvero coloro che ci conoscono meglio.
Riprendendo il monologo fatto a Sanremo, l’autrice si concentra anche sul tema della maternità. Tuttavia ci tiene a sottolineare che nonostante questo sia stato probabilmente l’argomento che più ha colpito, quello stesso monologo era in realtà sulla donna e sull’essere donna, un’avventura che come dice lei “non ti annoia mai”.
Per descrivere infine ciò su cui il libro si concentra, Chiara Francini fa riferimento ad un’espressione che sembra sgrammaticata, ma che le è piaciuta tantissimo perché l’accostamento di queste parole restituisce l’unicità di tutti gli esseri umani: “una ragazza come io”. Un romanzo che insomma racconta di tutti i dubbi che l’hanno tormentata, da quando era solo una ragazza della provincia di Firenze fino ad oggi.