Un applauso avvolgente accoglie Stefania Andreoli all’Arena Bookstock, durante la terza giornata della XXXV edizione del Salone del Libro, per la presentazione di Perfetti o felici, edito da Rizzoli. In sala sono presenti molti di quei giovani adulti per i quali questo libro è stato pensato e scritto, nel quale essi possono trovare la propria voce finalmente protagonista.
L’autrice, psicoterapeuta che affianca la sua professione clinica ad un’attenta e coinvolgente attività sui social, evoca l’immagine di una ricamatrice per spiegare il proprio ruolo nella stesura di questo lavoro: ha raccolto le vite dei suoi pazienti giovani in studio e dei suoi interlocutori sui social e ha messo insieme i pezzi. Il motivo? Raccontare un disagio, quello di sentirsi incompresi, deprivati di autonomia e capacità da parte della società, sempre più diffuso tra coloro che stanno affrontando il passaggio “all’età adulta”. Ciò che sorprende più di tutto è che ciascuno vive il proprio malessere come unico e individuale: non con l’arronganza di volersi pensare irripetibili, bensì con l’illusione di essere soli e isolati e per questo non al pari dei propri coetanei. Il libro vuole invece rendere collettiva la loro voce, unire le storie dei singoli, tracciando il profilo di una generazione che ha bisogno di più spazio.
I giovani sono spesso descritti come inconcludenti, non ancora abbastanza maturi per inserirsi autonomamente nei ritmi e nelle categorie che la società e le famiglie hanno da tempo predisposto per sè e per loro. Il punto è che forse non si vogliono inserire, perchè non vogliono rimanerne schiacciati. E forse hanno anche ragione, ma dirlo sembra una vergogna perchè apparentemente nessuno lo pensa. La generazione Z è portatrice sana di una autenticità che, se riscoperta, porta verso la felicità: sta maturando la consapevolezza che il baricentro delle nostre vite si deve spostare verso ciò che, coscientemente e privatamente, ciascuno riconosce come confacente a se stesso, e non rimanere ancorato ad equilibri e ruoli preconfezionati che stanno tanto cari ai più grandi. Proprio quest’ultimi, a questo punto, non dovrebbero che osservare, ascoltare con attenzione e prendere il buon esempio.