Nome Scuola
Città Scuola
Una cosa che ti ha colpito
Sostiene Pereira è un romanzo di Antonio Tabucchi. Questo libro è ambientato a Lisbona nell’agosto del 1938.
Come si può notare da subito, il protagonista è Pereira, un uomo sovrappeso con una strana concezione della vita: infatti i suoi pensieri sono un conseguirsi di riflessioni sulla morte. Un giorno, mentre stava leggendo un necrologio, decide di chiamare Monteiro Rossi e chiedergli di unirsi al “Lisboa”, il giornale per cui lui lavora.
Ad un primo approccio, Pereira è una persona terribilmente grigia, priva di vita, che aspetta solo il momento di raggiungere la moglie morta. Inoltre la tristezza è una caratteristica di questo personaggio che parla spesso con il ritratto della moglie defunta cercando così di nascondersi dalla solitudine che lo accompagna durante tutto il tempo. Le sue giornate sono monotone e confusionarie, passa giorno dopo giorno autocommiserandosi e a tratti a disprezzarsi mettendo in chiaro come lui viva solo perché deve: quindi la sua vita non gli appartiene, sembra quasi dissociarsi completamente dalla realtà. L’insieme di questi elementi lo rendono cupo e difficile da comprendere come personaggio, facendo pensare inizialmente e semplicemente ad un protagonista pigro e svogliato incurante del proprio aspetto e del mondo esterno; ma, andando più in profondità, Pereira è un uomo terribilmente triste e solo che ritrova nel parlare con il ritratto della moglie defunta l’unica briciola di normalità che gli è stata strappata via con la sua morte. L’arrivo del fascismo nel Portogallo forse è la spiegazione del suo continuo distaccarsi dalla realtà, visto che la realtà dei fatti lo rende inquieto e spaventato per il suo avvenire e la morte gli sembra l’unico posto sicuro in cui rifugiarsi.
Un’altra cosa che ti ha colpito
Queste che ho appena scritto sono delle considerazioni che ho appuntato leggendo i primi sette capitoli: penso che dalla prima pagina che ho letto l’estrema pesantezza con cui Pereira racconta la sua vita e il modo di parlare in terza persona in maniera molto confusionaria e disordinata fa capire al lettore come il giornalista sia afflitto da un grande dolore che non è stato ancora svelato in queste poche pagine e il suo continuo essere assente rispetto a qualsiasi emozione lo rendano un personaggio meccanico e lontano da tutti e tutto tranne che dalla moglie che non c’è più.
Una frase del libro da conservare
Curiosa di sapere se la mia deduzione sul rapporto con la moglie è stata corretta oppure smentita dal proseguire della vicenda, ho sbirciato qualche pagina oltre ed ho trovato questa frase che mi ha riempito di aspettative: “Preferì andarsene a letto perché l’indomani voleva alzarsi presto e organizzare bene la giornata, ma prima di andarsi a coricare si recò un attimo nell’ingresso a dare un’occhiata al ritratto di sua moglie. E non gli parlò, Pereira, gli fece solo un affettuoso ciao con la mano, sostiene”.
Chissà se riuscirà ad affrancarsi dal suo dolore…
Se questo libro fosse una canzone
Se questo libro fosse una canzone io direi “Paralyzed” di NF perché, come nelle canzone quando dice che si sente paralizzato, penso che anche Pereira si senta paralizzato e che il non sentire niente l’abbia portato a riflettere così intensamente sulla morte da non vedere più colore nella propria vita.
Gruppo di lettura
Come si può notare da subito, il protagonista è Pereira, un uomo sovrappeso con una strana concezione della vita: infatti i suoi pensieri sono un conseguirsi di riflessioni sulla morte. Un giorno, mentre stava leggendo un necrologio, decide di chiamare Monteiro Rossi e chiedergli di unirsi al “Lisboa”, il giornale per cui lui lavora.