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L’autore Antonio Tabucchi, attraverso il racconto delle vicende del Dott. Pereira, un giornalista, che dirigeva la sezione di cultura di un piccolo quotidiano di Lisbona, il “Lisboa” appunto, ci trasporta all’interno della realtà, che si viveva in Portogallo, ma indirettamente in tutta Europa negli anni prossimi all’inizio della Seconda guerra mondiale.
Il romanzo si sviluppa, inizialmente, con una descrizione della quotidianità, condotta dal protagonista, il dott. Pereira, un uomo grasso e pigro. Egli, che si autodefiniva un uomo “apolitico e indipendente”, trascorreva le sue giornate in modo monotono ripetendo sempre gli stessi riti. Ogni mattina andava in redazione con un panino farcito con la frittata o pranzava con la sua omelette e limonata al Cafè Orquidea per poi, a fine giornata, ritirarsi a casa per dialogare davanti al ritratto della moglie, defunta, a cui raccontava quello che aveva fatto e che gli era accaduto durante la giornata e le si rivolgeva per avere consigli in merito. In altre parole, viveva una vita in completa solitudine estraniandosi dalla realtà e ignorando quanto stava accadendo nella sua nazione. Era un uomo ossessionato dal pensiero della morte, tanto da rifiutare la vita. Questo fino a quando il protagonista non incrociò due giovani, Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta. Il primo contatto tra Pereira e il giovane Monteiro, non avvenne di persona, ma dopo aver letto in una rivista letteraria, nella sezione di filosofia, un articolo a firma del giovane Monteiro.
Rossi, parlava della morte e del suo rapporto con la vita, tema molto caro al nostro protagonista. Questo articolo colpì talmente tanto Pereira, che volle incontrare Monteiro per offrirgli un posto da collaboratore esterno per la stesura della rubrica le “Ricorrenze”, in cui venivano pubblicati necrologi di alcuni autori importanti della letteratura del tempo. Da quel momento in poi la sua vita venne stravolta, infatti, suo malgrado, venne catapultato nelle vicende dei due giovani, che al contrario suo, erano amanti della vita e forti attivisti politici. Monteiro Rossi essendo un attivista rivoluzionario scriveva necrologi, come diceva lo stesso Pereira ,impubblicabili, dal momento che erano pieni di riferimenti politici, che, chiaramente, erano in forte contrasto con le idee che circolavano all’epoca in Portogallo, sotto la dittatura salazarista, che aveva adottato una serie di censure, tra cui quella della libertà di stampa. Tuttavia, decise, senza comprenderne il motivo, di conservarli, perché sentiva che qualcosa di strano e inaspettato stava accadendo dentro di lui: stava nascendo uno strano bisogno di “pentimento”, come lui stesso lo chiamò, al quale non sapeva dare una spiegazione ed era tormentato per questo. Egli, infatti, non riusciva a comprendere questa necessità, dal momento che conduceva una vita lontano da ogni iniziativa politica, in altre parole apatica.
Tutto ciò fino a quando sotto consiglio del suo medico curante, decise di ricoverarsi nell’ospedale di Parede, per i suoi problemi di sovrappeso. Qui incontrò il Dott. Cardoso, che ben presto divenne suo amico e confidente. Proprio grazie a lui riuscì a capire cosa gli stesse accadendo. Infatti, il dottore gli espose una teoria secondo la quale alcuni “eventi” della vita reale potevano influenzare la psiche di una persona, e quindi era necessario capire quale fosse stato questo evento, che aveva scatenato un tale sentimento. Da qui Pereira comprese, che nel suo caso, tale evento era stato l’incontro con Monteiro. Le sue idee avevano scosso la sua coscienza e quindi si rese conto tutto d’un tratto di quale fosse la situazione del suo Portogallo e comprese che non poteva più restare indifferente e così si mese in gioco, aiutando come poteva Monteiro. Il romanzo si conclude in modo tragico, Infatti, Monteiro venne ucciso dalla polizia nel sonno. In quel periodo si trovava a casa di Pereira, dove si era rifugiato, quando era ritornato a Lisbona perché in fuga dalla regione portoghese dell’Alentejo.
Questo evento tragico convinse definitivamente Pereira a prendere una posizione ufficiale contro le atrocità commesse dal regime salazarista, decidendo di pubblicare la storia di Monteiro e raccontando come quest’uomo aveva dato la vita in nome della libertà. Così facendo anche il ruolo della letteratura per Pereira era ormai cambiato, non rappresentava più uno strumento di rifugio dalla realtà, ma un modo pacifico per cambiare il mondo. Questa presa di coscienza gli costò un prezzo molto caro perché fu costretto a fuggire in Francia e così a lasciare il suo amato Paese.
Il romanzo offre una serie di spunti di riflessione. In primis penso a quello connesso al difficile momento di quegli anni; siamo infatti a ridosso della Seconda guerra mondiale dove in gran parte dell’Europa si vivevano momenti di grande incertezza legati ai tanti regimi totalitari che avevano preso piede nei diversi paesi come quello salazarista in Portogallo, quello franchista in Spagna, fascista in Italia e nazista in Germania, regimi che avevano ridotto, se non annullato, i diritti fondamentali dell’uomo, come quello della libertà individuale, di parola e di stampa.
Tabucchi, quindi, con questo romanzo affronta il tema della libertà, inteso nel suo significato più ampio, dalla libertà di stampa, attraverso le vicende del protagonista, con la sua crisi di coscienza fino a quello delle libertà individuale con le storie dei due personaggi rivoluzionari, Monteiro e Marta.
Il libro mi ha fatto riflettere molto anche sul fatto che ognuno di noi periodicamente si sofferma a riflettere sulla propria vita, mettendosi in discussione, proprio come ha fatto il protagonista del libro quando è preso dal sentimento di “pentimento” e, come fa Pereira, proprio in questi frangenti si deve essere pronti a fare emergere il valore della propria coscienza, facendo passi indietro e cambiando direzione se eventuali nostre scelte, dettate dal senso dell’utile e del conveniente, possono arrecare un danno agli altri. Purtroppo, oggi viviamo in una società dove regna l’egoismo e l’egocentrismo che mal si coniugano con questi principi morali e comunque fondamentali per costruire una società più equa e quindi più civile e democratica.
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