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“Sostiene Pereira” mi ha permesso di riflettere sulla responsabilità di ciascuno di noi nella difesa della libertà di parola, fondamentale diritto umano e civile sancito dall’articolo 21 della nostra Costituzione.
Pereira, personaggio dimesso, mite, imbranato, introverso, ma infine deciso e fermo è l’esaltazione del coraggio, della scelta di ribellarsi alla dittatura costituita, opprimente e ingiusta, quella di Salazar in Portogallo. Il protagonista ci insegna a seguire le ragioni del cuore e a compiere alcune azioni senza pensare necessariamente alle conseguenze, ma da fare e basta.
Il futuro è nelle nostre mani ed è inutile crogiolarsi nel passato e sopportare quello che non ci sembra giusto. Infatti il pericolo più grande, così come sostiene Pereira, è proprio quello dell’indifferenza della maggioranza delle persone. Quest’ultima può essere vinta solo attraverso l’esperienza, cioè non è l’ideologia a cambiare le persone, bensì la conoscenza e l’azione. Ed è questo, secondo me, il motivo per cui Sostiene Pereira rappresenterà sempre la metafora del rapporto tra il singolo e la collettività, la democrazia, il futuro.
Ogni giorno, infatti, ancora molte persone hanno la bocca tappata da un regime totalitario; basti pensare alla Russia, dove, addirittura, anche gli intellettuali vengono fatti tacere, messi in prigione o costretti a scappare.