“Cominciando dal nucleo abitativo in cui viviamo, forse, qualcosa potrà cambiare.”
Questo lo spunto con cui si apre, in occasione del Festival Internazionale a Ferrara, venerdì 30 settembre, la presentazione del volume edito per il centenario di Acer Ferrara, in collaborazione con UniFe. Il libro spiega l’evoluzione delle politiche abitative, dal 1920 a oggi, al fine di raccontare il ruolo che l’edilizia residenziale pubblica ha avuto nel cambiamento del nostro territorio.
Al giorno d’oggi, non si può parlare delle tematiche più attuali come immigrazione, povertà, femminismo e razzismo, senza considerare i luoghi in cui tutto ciò ha origine. Proprio per occuparsi degli spazi abitativi nacque, attorno agli anni ‘30, l’edilizia residenziale pubblica, con l’intento di aiutare i ceti meno abbienti, gli operai e gli impiegati. Nel 1940, ad esempio, fu costruito un quartiere di case popolari, che, con il tempo, divenne ciò che i cittadini e le cittadine ferraresi conoscono come Barco. Queste zone, estremamente multietniche, sorte per rispondere a un bisogno collettivo, si sono poi trasformate in parti integranti delle città. Inoltre, gli edifici residenziali pubblici sono beni comuni, destinati a favorire l’integrazione sociale e a tutelare un diritto umano fondamentale: il diritto ad abitare e ad avere una casa. Tuttavia, al momento, provvedere a fornire una casa popolare a chi ne fa richiesta è diventata una questione ardua e complessa, poiché, secondo i dati ISTAT, in Italia, si registrano più di dieci milioni di poveri, cinque milioni dei quali sono costretti a vivere in condizioni disumane. Per assurdo, è proprio grazie a quest’ultimi che lo Stato italiano produce profitto, nonostante sia suo dovere garantire una casa a tutti e tutte coloro che ne necessitano, senza potersi, però, permettere di pagare un affitto.
Perciò casa, lavoro e reddito sono le questioni da cui ripartire. L’edilizia residenziale pubblica e le città sono, quindi, facce della stessa medaglia: è necessario cambiare punto di vista e smettere di osservarle come componenti distanti e separati.